E’ stata definita “un piccolo scrigno settecentesco” e indubbiamente rappresenta una straordinaria testimonianza della fede e della sensibilità dei nostri antenati. Il Cardinale Querini, in visita pastorale nell’anno 1734 così si espresse “… Restai sommamente intenerito nel vedere quanto in quei sacri edificij era stata capace la pietà di quei meschini paesani”. La chiesa si erge alta sul paese e vi si può accedere, oltre che da via Folletto, direttamente dalla piazza sottostante tramite una bella scalinata in pietra di ben 109 gradini. Di una chiesa primitiva, dedicata a S. Zenone ed ubicata nella stessa contrada, poi ampliata ed abbellita nel 1625, si ha notizia in numerosi documenti del XVI secolo e restano alcuni elementi architettonici datati 1503, 1599, 1600. Su di essa fu riedificata nel 1730 l’attuale parrocchiale “ tempio che, dalle bellissime linee architettoniche con capitelli, cornicioni, lesene, stucchi e medaglioni nella volta, è autentica opera d’arte del ‘700”.
La chiesa conta quattro cappelle laterali i cui altari e soase sono di marmo intarsiato. Nel presbiterio meritano attenzione il coro ligneo e le belle balaustre di marmo. L’altare della SS. Croce custodisce una insigne reliquia della S. Croce, donata dai nobili Valotti e numerose teche preziose e cassette contenenti varie reliquie di santi, tra le quali la mano sinistra di S. Costanzo. Gli affreschi della volta richiamano, per somiglianza di soggetti e d’esecuzione, quelli della parrocchiale di Borgasatollo eseguiti da Pietro Scalvini. Si tratta di quattro grandi scene centrali dedicate a Melchisedec, al Sacrificio di Isacco, a Ester e Giuditta. Vi sono inoltre rappresentati gli evangelisti e i santi Gregorio Magno, Agostino, Filastrio e Gaudenzio. Una balconata di legno marmorizzato ospita l’organo, opera del noto organaro Giovanni Bianchetti (1904). All’esterno il campanile, già edificato su disegno del Vantini, venne alzato e dotato di una nuova cupola su progetto dell’ing. Castighi nel 1961.
Pala dell'Altare Maggiore
L’interno della chiesa e dominato dalla pala dell’altare maggiore “opera principe per ariosità, vivezza di colori, ispirazione devota ” di Giambettino Cignaroli (Verona 1706 – 1770). Si tratta di olio su tela centinata (cm 400 x 200) restaurato nel 2001 da R. Seccamani. Il dipinto raffigura la Vergine seduta su un alto basamento in atto di reggere con la mano destra un libro e di sostenere, con la sinistra, il Bambino. S. Zeno è inginocchiato al centro della pala mentre a sinistra sono raffigurati, in primo piano, due angeli maggiori che recano il turibolo e un’ampolla. Altre due figure si ergono ai lati dell’altare: un vescovo e un sacerdote, che la tradizione identifica con il Cardinale Querini e con il parroco don Ghedi. L’assegnazione del dipinto al Cignaroli si deve al Bevilacqua (non è mai stata messa in dubbio). Al maestro appartengono l’impianto rigorosamente classicista, le forme compatte e ben disegnate, il rilievo plastico ottenuto con ombre intense. L’ambientazione è classicamente scandita nel fondo da un ampio arco, impostato su pilastri, aperto sul cielo, un modulo compositivo frequente per l’artista. Un disegno preparatorio della pala è presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e reca in calce lo scritto :” Vergine e San Zenone – Chiesa Parrocchiale di Caino”. Il disegno presenta una sola differenza rispetto al dipinto ed è relativa al gruppo della Vergine col Bambino, qui più raccolto, con la Madonna che sembra chinarsi verso il figlio.
Altre tele pregevoli adornano il presbiterio e le cappelle laterali:
San Giorgio che lotta con il drago (olio su tela di cm 210 x 170) : tela già collocata presso l’omonimo santuario, attribuita a Grazio Cossali (Orzivecchi 1563 – Brescia 1629) e restaurata nel 1989 dalla Cooperativa Teche. San Gaetano da Tiene: copia della tela del fiorentino Filippo Maria Galletti in S. Gaetano di Brescia attribuita ad un maestro bresciano della metà del ‘700 che vi ha inserito anche le figure di S. Zenone e del parroco dell’epoca. La Madonna del Rosario con i santi Caterina e Domenico (olio su tela di cm 181 x 157): restaurata da R. Seccamani nel 1994, l’opera fu commissionata dalla Confraternita del S. Rosario di Caino ad Alessandro Varotari detto il Padovanino (Padova 1588 – Venezia 1648) nel 1621 in occasione del 50° anniversario della vittoria di Lepanto sui Turchi. La tela è circondata da formelle di legno con i misteri del S. Rosario di pregevole fattura. Madonna in trono con S. Zeno, S. Rocco, S. G. Battista (olio su tela di cm 325 x 205): circondata da una preziosa soasa di legno dorato è stata restaurata da R. Seccamani nel 1999. L’opera che si riteneva fosse l’antica pala dell’altar maggiore è in realtà settecentesca ed attribuita da C. Sabatti a G. A. Zadei (Brescia 1729 – Padenghe post 1779). S. Isidoro – S. Biagio – S. Apollonia (olio su tela di cm 165 x 98): gruppo di tre tele restaurate nel 1989 dalla Cooperativa Teche, opera di P. M. Bagnadore (Orzinuovi 1545 circa – Brescia post 1620). Madonna Addolorata: telo di copertura di altri dipinti proveniente dal Santuario della Madonna delle Fontane.
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